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Cose da Vip

Omicidio Marco Vannini, il racconto shock del medico del 118 inchioda i Ciontoli

Dopo l’ultima udienza del processo contro la famiglia Ciontoli per l’omicidio di Marco Vannini, la criminologa Roberta Bruzzone torna sul caso e sulla deposizione del medico del 118.

Una storia drammatica quella di Marco Vannini, il giovane di Cerveteri ucciso da un colpo di pistola, il 17 maggio del 2015, mentre si trovava ospite a casa della fidanzata Martina Ciontoli. Quella tragica sera nella villetta di Ladispoli della famiglia della ragazza erano tutti presenti: Antonio Ciontoli, luogotenente della Marina Militare di 48 anni, la moglie Maria, Martina, fidanzata con Marco, e Federico, fidanzato con Viola Giorgini, anche lei lì. L’intera famiglia Ciontoli è accusata di omicidio volontario, mentre Viola è accusata di omissione di soccorso. Il processo per la morte del ragazzo, che stando al parere dei periti poteva salvarsi, volge ormai alle battute finali. Il 21 marzo, il 4 e il 18 aprile si tornerà in aula per il processo e proprio nell’ultima data di aprile i giudici decideranno le sorti dei cinque imputati.

La nota criminologa italiana Roberta Bruzzone, nella sua rubrica sulle novità dei casi di cronaca pubblicata dal settimanale Giallo, diretto da Andrea Biavardi, è tornata sulla testimonianza chiave del medico del 118, il dottor Giuseppe Tornese. Lo specialista ha tentato più volte di salvare la vita al povero Marco Vannini nella corsa verso l’ospedale Policlinico Gemelli di Roma, dove però il ragazzo non è mai arrivato. “Il medico è stato molto preciso nel descrivere le condizioni in cui versava Marco al momento in cui è stato caricato sull’eliambulanza”, scrive la Bruzzone continuando: “Ha parlato di shock emorragico evidente e di condizioni disperate. Il giovane continuava a chiamare la sua mamma anche durante i suoi ultimi istanti di vita. Dalla testimonianza è emerso chiaramente però un dato cruciale per la ricostruzione dei fatti: Marco è sopravvissuto almeno tre ore dall’esplosione del colpo di arma da fuoco che lo ha ferito a morte”. Questa circostanza per la nota criminologa è determinante per stabilire che: “Se Marco fosse stato soccorso nell’immediatezza del fatto (ossia se il 118 fosse stato chiamato subito dai Ciontoli) sarebbe sopravvissuto. Ma sappiamo fin troppo bene che così non è andata”.

Roberta Bruzzone ha inoltre aggiunto: “Quanto riferito dal medico in aula lo ritengo più che sufficiente per chiarire la vicenda. Non ritengo servano ulteriori perizie. La scelta di non chiamare subito il 118 per Marco è stata fatale ma rispondeva a una precisa esigenza dei Ciontoli: cercare di farla franca eliminando uno scomodo testimone di un evento che, con ogni probabilità, si è svolto in maniera diversa da ciò che i Ciontoli hanno raccontato. E questo si chiama omicidio volontario”.

Photo Credits Facebook

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