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Cose da Vip

Giallo Marco Vannini: dichiarazioni shock degli operatori del 118

Dopo l’ultima udienza del processo contro la famiglia Ciontoli per l’omicidio di Marco Vannini si accendono nuovamente i riflettori sul caso. La ricostruzione shock degli operatori del 118 di quella tragica sera lascia senza parole.

Quarto Grado è tornato sulla misteriosa morte di Marco Vannini, il giovane ucciso da un colpo di pistola, il 17 maggio del 2015, mentre si trovava ospite a casa della fidanzata Martina Ciontoli. Quella tragica sera nella villetta a Ladispoli della famiglia della ragazza erano tutti presenti: Antonio Ciontoli, luogotenente della Marina Militare di 48 anni, la moglie Maria, Martina, fidanzata con Marco, e Federico, fidanzato con Viola Giorgini, anche lei lì. L’intera famiglia Ciontoli è accusata di omicidio volontario, mentre Viola è accusata di omissione di soccorso.

Nel corso dell’ultima udienza, tenutasi il 29 gennaio del 2018, sono stati ascoltati gli operatori del 118 che hanno soccorso il povero Marco Vannini. Il noto programma di Rete 4 ha mostrato le loro testimonianze. Anna Maria Matarese, responsabile del 118 è stata interrogata davanti alla Corte come testimone della difesa. Gli avvocati degli imputati hanno cercato di dimostrare che sono stati gli operatori del 118 a non comprendere la gravità dello stato di salute in cui verteva il giovane, sbagliando quindi ad attribuire il codice colore assegnato in fase di triage. La responsabile ha però affermato che se nelle prime chiamate i Ciontoli avessero detto la verità in merito al colpo d’arma da fuoco, Marco Vannini sarebbe stato soccorso immediatamente con l’elisoccorso.

L’infermiera Cinzia Avanzo ha riferito davanti alla Corte di essere stata colpita dallo stato d’agitazione del giovane che continuava a ripetere: “Massimo aiutami”, alternato da momenti in cui chiedeva della madre. Anche il medico del 118, che ha tentato fino all’ultimo di salvare la vita del povero Marco Vannini, ha confermato la dichiarazione dell’infermiera sulle ultime parole del 20enne. Il medico Giuseppe Tornese ha inoltre riferito di aver chiesto più volte cosa fosse successo al giovane: “Riferivano che il giovane era un appassionato di armi e che avrebbe gareggiato con il suocero”. Tornese ha inoltre aggiunto: “Ho chiesto agli astanti se qualcuno potesse darmi ulteriori informazioni e si sono avvicinati tre signori: due erano i genitori di Marco, dai quali ho avuto la sensazione che anche loro fossero a conoscenza di una ferita d’arma da fuoco superficiale; la terza persona era un giovane adulto (Federico Ciontoli). Quest’ultimo mi disse che aveva provato a spiegare ciò che era successo all’operatrice del 118 ma quest’ultima non l’aveva creduto“. Si tornerà in aula il 21 marzo, il 4 e il 18 aprile, dove verranno decise le sorti di tutti gli imputati nella morte di Marco Vannini.

Photo Credits Facebook

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