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Cose da Vip

Omicidio Vannini, il racconto shock del medico: “Marco invocava la mamma e un certo Massimiliano”

Si torna in aula per il processo sulla morte di Marco Vannini, il giovane misteriosamente ucciso mentre si trovava ospite in casa della fidanzata. Ecco cosa sta accadendo in aula…

Una storia drammatica quella di Marco Vannini, il giovane ucciso da un colpo di pistola, il 17 maggio del 2015, mentre si trovava ospite a casa della fidanzata Martina Ciontoli. Quella tragica sera nella villetta a Ladispoli della famiglia della ragazza erano tutti presenti: Antonio Ciontoli, luogotenente della Marina Militare di 48 anni, la moglie Maria, Martina, fidanzata con Marco, e Federico, fidanzato con Viola Giorgini, anche lei lì. L’intera famiglia Ciontoli è accusata di omicidio volontario, mentre Viola è accusata di omissione di soccorso.

Oggi, 29 gennaio 2018, si torna in aula per il processo sulla morte del giovane Marco Vannini. Nell’ultima udienza del 2017 è stata oggetto di discussione in aula la super perizia, secondo la quale Marco poteva salvarsi se solo fosse stato soccorso nell’immediato, senza essere avvolto in un velo di omertà, compiuto dai presenti, che non hanno chiamato tempestivamente i soccorsi e che, una volta telefonato il 118, hanno sminuito la ferita del giovane. Questa volta verranno ascoltati tutti insieme i testimoni uditi nell’udienza tenutasi a dicembre: i medici e professori Antonio Oliva, Francesco Alessandrini, Andrea Arcangeli. I legali della famiglia Ciontoli, Pietro Messina e Andrea Miroli, in merito alla super perizia hanno evidenziato come, a loro avviso, essa non va ad aggiungere nulla di nuovo. Gli avvocati ritengono che i periti non hanno potuto eseguire alcun accertamento sui mezzi di soccorso effettivamente disponibili nel territorio in quella tragica notte e, per tale ragione, la perizia non è fondamentale per una ipotetica condanna degli indagati. La parte civile, mediante la super perizia, ha invece posto l’attenzione sulla condotta errata della famiglia Ciontoli, decisiva sicuramente per mandare in fumo ogni possibilità di sopravvivenza del giovane ragazzo.

In ultimo la Corte si era riservata di decidere sulla richiesta mossa dall’avvocato Alessandro Gnazi, riguardante la simulazione dello sparo subito da Marco Vannini quella tragica sera.

Aggiornamento ore 12.15. È presente in aula il capofamiglia Antonio Ciontoli. Nel corso dell’udienza è stato ascoltato Giuseppe Tornese, medico rianimatore che ha soccorso Marco Vannini. Il ragazzo, come riporta Terzo Binario, in ambulatorio non presentava pressione arteriosa ed era molto sudato: “Quando è arrivato Marco un uomo, qualificatosi come Carabiniere, ha detto che il ragazzo era stato ferito superficialmente con un colpo d’arma da fuoco e che il suo stato era dovuto alla paura. Marco invocava la mamma e un certo Massimiliano. Riferivano – continua il medico – che il giovane era un appassionato di armi e che avrebbe gareggiato con il suocero. Non c’era foro di uscita e il ragazzo era agitato. Ho chiesto chi era stato a sparare e con quale arma. Cercavo altre informazioni, ma non riuscivo ad averle“. Il dottore dell’elisoccorso ha inoltre evidenziato come in caso di pazienti critici e di instabilità è previsto automaticamente l’utilizzo dell’elicottero, soprattutto per il codice rosso dovuto ad un colpo d’arma da fuoco. In merito alla richiesta dell’avvocato della famiglia Vannini, la presidente della Corte ha deciso che l’esperimento dello sparo non fornirebbe alcun contributo significativo in quanto sarebbe impossibile ricreare le stesse condizioni del momento, sia per la soggettività della percezione dei presenti e poi perché in fase istruttoria sono state fornite le testimonianze anche degli imputati. Sono state inoltre fissate le prossime udienze: si tornerà in aula il 21 marzo, il 4 e il 18 aprile.

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