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Cose da Vip

Le accuse shock di Antonio Logli ad un passo dal processo: “Giudice influenzato dai media”

Antonio Logli, condannato a 20 anni di reclusione per l’omicidio della moglie Roberta Ragusa, pronto con i suoi legali al processo in Appello: “I testi sono inaffidabili, si smentiscono da soli”.

Si sviluppa in 102 pagine il ricorso presentato alla Corte d’Assise d’Appello con cui chiede di annullare la condanna a 20 anni di reclusione di Antonio Logli, accusato di aver ucciso la moglie Roberta Ragusa. L’atto, firmato dagli avvocati Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri, analizza dichiarazioni, testi, moventi e comportamenti di tutti i protagonisti del giallo in questione. Con un’attenzione radicale sui testimoni Loris Gozi e Silvana Piampiani, le persone che sostengono di aver visto, ognuno all’insaputa dell’altro, Antonio e Roberta, prima della scomparsa di quest’ultima. Sulla base delle stesse carte che per il gup Elsa Iadaresta contengono le prove della colpevolezza, gli avvocati dell’elettricista sostengono che Antonio Logli è innocente.

I legali di Antonio Logli sono quindi pronti a contestare la condanna dell’uomo, sostenendo in primis che il giudice di primo grado, si sia fatto influenzare dalle interviste rilasciate dall’imputato alla trasmissione Chi l’ha visto?, al momento della scomparsa di Roberta Ragusa: “Si stigmatizza l’utilizzo di documenti pervenuti non integri, in più parti manipolati da montaggio giornalistico“. Un contorno di situazioni che la difesa intende affrontare per sminuire la valenza indiziaria-colpevolista data con la sentenza di primo grado, come la presenza di Antonio Logli alle 7,30 di sabato 14 gennaio alla Geste che viene smentita nonostante le dichiarazione di due colleghi: “Ce ne sono almeno una dozzina che non ricordano di averlo visto”, dichiarano gli avvocati. E poi la fotografia, in cornice, della moglie che Gozi e la consorte, Anita Gombi, sostengono essergli stata mostrata da Antonio sempre il sabato mattina e poi il pomeriggio: “Non è possibile, perché quell’immagine è stata stampata al computer dal figlio Daniele al rientro da scuola – spiegano i difensori –. E non poteva essere incorniciata. Antonio poi nell’ora indicata da Gozi era altrove a cercare la moglie, lo provano le celle telefoniche”.

Il nodo centrale del ricorso punta però a smontare la credibilità di Loris Gozi e Silvana Piampiani e le loro affermazioni. Gozi dice di aver visto Logli tra le 00.30 e le 00.40 seduto al volante della sua Ford Sw. Poi intorno alle 01.00 ritiene che fosse ancora lui l’uomo che stava litigando con una donna, poi fatta salire a forza, con tanto di testa battuta sul montante dell’auto, su una Citroën C3. Piampiani sostiene di aver visto una coppia litigare, ma intorno alle 00.40. Gli orari, quindi secondo la difesa, non tornano. Gozi ha sempre sostenuto di non aver incontrato nessuno mentre era a passeggio con il cane ed assisteva al litigio a circa 70-80 metri di distanza. La Piampiani riferisce invece di aver visto un uomo con un cagnolino: “Non è comprensibile come Gozi non possa non aver scorto ed essersi reso conto del transito del motorino della Piampiani, che con il proprio rumore di motore e fanali accesi squarcia in maniera certamente fragorosa l’assoluto buio in piena notte”. Entrambi riferiscono di aver visto delle macchie di sangue sul ciglio della strada, ma le collocano in punti diversi. I difensori di Antonio Logli rimarcano con forza il risultato delle perizie psichiatriche sulla donna le cui condizioni ne compromettono la capacità a testimoniare. Inoltre i legali dell’elettricista descrivono Gozi come un teste alla ricerca di pubblicità sui media che, nelle diverse interviste in tv, ogni volta aggiungeva un dettaglio in più. Per i difensori di Logli con due testimoni del genere non si può condannare una persona per omicidio.

Photo Credits Facebook

 

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