
Fabrizio Corona si sfoga dal carcere e dopo l’udienza del 12 giugno avanza una nuova richiesta: “Voglio uscire, non è giusto che io stia in carcere. Ho subito un’ingiustizia!”
“Giustizia è fatta”, queste le parole con cui Fabrizio Corona aveva esultato lo scorso 12 giugno dopo aver udito la sentenza del Tribunale di Milano: un anno di reclusione anziché cinque (come inizialmente richiesto dalla procura di Milano) per sottrazione fraudolenta delle imposte e la caduta di due capi di imputazione, l’intestazione fittizia dei beni e la violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione. Cuore dell’inchiesta il ritrovamento di 1,7 milioni di euro trovati nel controsoffitto della casa di Francesca Persi, sue ex socia e collaboratrice, e di altri 800 mila euro conservati in due cassette di sicurezza in Austria. A neanche un mese di distanza dalla sentenza l’ex “re dei paparazzi” avanza nuove richieste: vuole essere affidato ai servizi sociali, possibilità che gli era stata negata dal Tribunale di Sorveglianza a seguito dell’arresto. I nuovi risvolti della vicenda e la riduzione della pena sembrano averlo spinto a sperare di nuovo.
“Non ce la faccio più a stare in carcere, ho subito un’ingiustizia, stavo facendo il mio affidamento, non è giusto”: con queste parole si lamenta, esasperato, Fabrizio Corona. Il suo avvocato Ivano Chiesa, affiancato dal collega Luca Sirotti, ha riportato le sue “lamentele” nel corso di un’udienza alla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano. Oltre alla richiesta di affidamento ai servizi sociali, i suoi legali hanno chiesto ai giudici di prevenzione di sbloccare dei soldi sequestrati perché una delle società dell’imputato deve pagare le tasse. Sul “responso” di quest’ultima richiesta per il momento si sa ben poco. Dell’avvocato Sirotti le uniche parole a riguardo: “Il Tribunale sta valutando”.
Il legale Chiesa, intanto, dichiara che Corona “non ha più tanta pazienza, è innervosito perché non ce la fa più a stare in carcere e lo vive come un’ingiustizia perché anche il processo ha dimostrato che non doveva tornare dentro”. Secondo lui l’affidamento è stato revocato “su un presupposto che non c’era e ora bisogna porre rimedio a questa ingiustizia”. La procedura per la richiesta di un nuovo affidamento è stata avviata e “il Tribunale ora deve fare il più presto possibile, i giudici stanno lavorando, ancora è passato meno di un mese dalla sentenza e questi sono i tempi fisiologici, ma spero che si pronuncino prima dell’estate”.
Photo Credits Facebook