
Brutte notizie per il fondo cassa dei vip-influencer: si stanno finalmente movendo i primi passi per regolamentare la situazione delle sponsorizzazioni di prodotti sui social, pubblicizzati attraverso i selfie di personaggi famosi
Che dura la vita da vip: adesso ci si mette anche il Governo! L’attività illecita finora svolta dai vip sui social sta per essere bruscamente interrotta. Il Governo si impegna a intervenire a livello legislativo “affinché l’attività dei web influencer sia regolata, permettendo ai consumatori di identificare in modo univoco quali interventi realizzati all’interno della rete internet costituiscano sponsorizzazione”. Con questo annuncio dell’Unione Nazionale Consumatori, ha ufficialmente dato inizio alla guerra contro i selfie dei vip che sponsorizzano prodotti sui social network: “Grazie alla nostra sollecitazione, Sergio Boccadutri ha presentato un ordine del giorno che è stato approvato durante l’esame del ddl Concorrenza sul tema della pubblicità promossa in modo occulto dai web influencer”.
Con il ddl Concorrenza si riuscirà a regolarizzare l’attività di camuffamento della pubblicità che ultimamente sta impazzando sul web, facendo gonfiare (ulteriormente e ingiustamente) i portafogli dei vip e, più in generale, degli utenti social con il maggior numero di follower. Con l’ok della Camera al ddl Concorrenza gli “influencer” dovranno cambiare atteggiamento: niente più selfie con prodotti da sponsorizzare tramite pubblicità occulta.
L’Unc aveva già sollevato il problema mesi fa, presentando un esposto all’Antitrust e chiedendo l’intervento dell’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) con l’obiettivo di ottenere regole chiare: “accanto ad ogni foto sponsorizzata, compaia essere sempre presente una didascalia che informi correttamente del carattere promozionale del messaggio”. Non a caso, da qualche tempo la influencer italiana più famosa del mondo ha iniziato a utilizzare un hashtag “speciale”: proprio per evidenziare i contenuti sponsorizzati delle sue foto, Chiara Ferragni aggiunge un “#ad”. Resta comunque la necessità di regole ferree e soprattutto univoche per tutti.
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