L’attrice, presentando il suo varietà in onda dal prossimo 18 maggio su Raidue intitolato “Facciamo che ero io”, scherza su vari argomenti tra cui il fatto che ha iniziato a fare questo lavoro perché rimasta traumatizzata per l’abito di carnevale scelto dalla madre con cui però, a nove anni, vinse il primo premio. Si è detta inoltre molto in ansia per il “passo a due” che dovrà fare nelle fragili vesti di Carla Fracci con il prestante ballerino Roberto Bolle.
E’ felice ed emozionata Virginia Raffaele che da giovedì 18 maggio sarà in onda alle 21.20 su Raidue per quattro puntate con il varietà “Facciamo che ero io”. Un programma che prende il nome dai giochi che si facevano da piccoli, quando si “faceva finta” di essere qualcun altro.
“E che ha una sigla bellissima”, dice lei entusiasta, “la canzone di cenerentola, quella di “Bidibi bodibi bù” ma con più ritmo, in versione rock and roll perché racchiude quello che è il programma, un gioco di bambini pieno di fantasia e di sogno”.
Anche stavolta penderà in giro amabilmente varie signore dello star system?
“Ma io non le prendo in giro. Io le interpreto. Come potrei prenderle in giro? Tutti siamo un po’ sbagliati, tutti abbiamo un po’ di storto, di strano, ma alla fine che ce ne importa?”
Sei spaventata da questa prima serata?
“Io sono sempre spaventata. Mia mamma mi ha detto “A Virgì, anche l’altra volta l’hai detto” riferendosi ai timori che avevo mostrato pubblicamente prima di iniziare il mio spettacolo in teatro. Ma quando sono al debutto di qualcosa di nuovo vengo colta da un po’ di panico e non ci posso fare niente. Spero che “Facciamo che io ero mi procuri lo stesso divertimento e lo procuro anche agli altri”.
Il programma sarà in diretta?
“No, non sarebbe possibile. E’ registrato. Facendo delle maschere dal vivo ci sono tre-quattro ore di trucco a maschera. O gli ospiti e il pubblico vengono col pranzo al sacco, dormono in studio e li risveglio io col cappuccino quando il “personaggio” è pronto, oppure è necessario tenere conto di tempi “tecnici che sono incompatibili con la diretta”:
Hai parlato di ospiti. Ci puoi anticipare qualcosa?
“Non solo ospiti ma anche “corti circuiti”. Nel senso che personaggi veri incontreranno i loro alter-ego, che sono io, mentre li incarno. Vedrete un passo a due tra Carla Fracci e Roberto Bolle, un numero che mi sogno anche di notte perché è difficilissimo. Poi ci sarà anche Gabiel Garko che, dopo l’esperienza di Sanremo, non potevo fare a meno di lui”.
Tra le imitazioni ci sarà quella di Maria Elena Boschi?
“Attenzione pubblico, metto tutti d’accordo. No, Maria Elena Boschi non c’è. Potete crederci, “concretamente”, il ministro Boschi non verrà a “Facciamo che io ero”.
Tutte donne. Farai mai un uomo?
“Non credo. Io amo molto la verosimiglianza dei trucchi. Mi piace molto quando il trucco fa già spettacolo. E’ un bell’impatto visivo. Fare l’uomo è molto difficile. E anche gli uomini questa cosa qui la sanno. Ha ha ha. A parte gli scherzi: la struttura fisica, dettagli come i polsi, le gambe, persino la voce, sono elementi che non rendono possibile entrare perfettamente nel personaggio come amo fare io. Ci vorrebbe un trucco di cinque, sei ore e perdonatemi, va bene tutto ma così sarebbe troppo”.
Sei stata a Sanremo: imiterai un giorno Maria De Filippi?
“Stiamo parlando di uomini, che fate le battute inutili? Scherzo! Maria è un bellissimo personaggio, è difficile da “acchiappare” a livello di animo e la voce è molto faticosa”.
Anna Oxa? Vedemo Anna Oxa?
“Anna Oxa forse passerà. Come la prenderà? Non si sa. Si denuncerà? Boh, è sempre un essere umano”.
E la Bruzzone?
“Parlavo di esseri umani!”
Il varietà di registra a Cinecittà. Sembra che la cosa ti faccia particolarmente piacere.
“Sì perché il mio studio, nel teatro numero 15, che è bellissimo, sta proprio davanti al mitico teatro 5, quello del mitico Fellini. E’ molto emozionante. In alcuni punti è un po’ fatiscente ma questo fa parte del suo fascino. Quando passo le prove ci passo davanti, mi fermo e sospiro. Amo Fellini”.
E’ difficile per una donna bella far ridere?
“Si può far ridere in tanti modi. E’ il tempo comico che fa ridere. In passato si riteneva che più si era “bruttini” più si faceva ridere. Comunque secondo me è tutta colpa di mia madre se ho finito per fare questo lavoro”.
Povera donna, che ha fatto?
“Da piccola a carnevale mi ha vestita da vecchia e mi ha traumatizzata pure se ho vinto un premio. Meglio ridere. E’ tutta colpa sua”.
Photo credits: