Fiorello-D’Urso-Sciarelli: la polemica della cronaca nera in tv
Fiorello ha lanciato il sasso e ognuno ha dato la sua risposta: dalla D’Urso alla Sciarelli ci si è chiesto se è giusto e come portare la cronaca nera in tv.
Cronaca nera in tv sì o no, ma soprattutto come e quanto? Il dubbio rimane e ancora non è stato chiarito, o meglio è ancora difficile stabilire i confini tra l’informazione e il trash. A rimettere in ballo la questione è stato Fiorello che, pochi giorni fa, lanciò un appello: “Basta cronaca nera in tv a tutte le ore del giorno con schizzi di sangue e collegamenti dalle case dell’orrore. Di questi casi si occupino i tg e la magistratura e non i rotocalchi”. Il primo a rispondere alla provocazione è stato Claudio Brachino, direttore di Videonews, che ha risposto: «Questo si chiama semplicemente giornalismo, si chiama seguire i fatti che interessano alla gente. Preferisco dare una notizia in più piuttosto che darne una in meno. Il troppo è meglio del poco, perché il poco piace ai dittatori e il molto, anche con errori, è il simbolo della democrazia. Noi raccontiamo tutti i fatti importanti, dal terremoto al terrorismo. E, questi di oggi, mi dispiace per Fiorello che ha scelto l’occasione sbagliata per parlare, sono casi che fanno discutere come fu quello di Pietro Maso reo confesso dell’uccisione dei genitori e come è la questione del femminicidio».
Nel caso del femminicidio la prima ad essersi trovata al centro della scena, invece, è stata Barbara D’Urso, accusata di aver pronunciato una frase discutibile durante Pomeriggio 5: “A volte gli uomini uccidono per troppo amore”. Il giorno dopo la ritrattazione dopo essere stata condotta alla gogna dal web: «Nessuno si permetta di pensare che io sono contro le donne. Intendevo dire che un contesto di amore eccessivo trasforma certi uomini in bestie disumane ».
A rispondere, invece, nel migliore dei modi a Fiorello è stata proprio Federica Sciarelli: «I contenitori pomeridiani erano nati per intrattenere, era quella la loro missione», sostiene la conduttrice di Chi l’ha visto? su Rai3 dal 2004. «Ci può stare che in casi particolari affrontino un fatto eclatante, ma se si passa da un omicidio a un altro è un’altra cosa». « Chi l’ha visto? è nato come programma di servizio per gli scomparsi e per parlare di omicidi irrisolti. Tanti casi, penso a quello di Roberta Ragusa o di Guerrina Piscaglia, li abbiamo sollevati noi e seguiti per anni. Tutti i programmi pomeridiani ci sono venuti dietro. Capisco quello che dice Fiorello. A volte, nell’imbarazzo generale, i familiari vengono chiamati dalle altre redazioni appena usciti dal nostro studio». «Il problema è come si trattano le cose. Noi su un’inchiesta ci stiamo due mesi, controlliamo tutto. È chiaro che se ogni giorno devi parlare di un omicidio, ci butti dentro tutto quello che capita. Spesso prendono le nostre immagini togliendo il marchio di Rai3, è assurdo». «Cosa fa la differenza? Il modo in cui tratti le cose. Noi non ci siamo mai appostati davanti a casa di Roberta Ragusa, ci abitano i figli, uno è minore. Non si fa».