Il 13 gennaio del 1992 nasceva il Tg5. Alle ore 20.00 il direttore Enrico Mentana conduceva il primo telegiornale della prima testata giornalistica privata in Italia. Ecco cosa ci ha raccontato il giornalista Emilio Carelli in occasione dei 25 anni…
In 25 anni il Tg5 è cambiato e ha rivoluzionato il linguaggio delle notizie. Tanti sono stati i conduttori che si sono susseguiti in questi anni e ci hanno tenuto compagnia durante l’edizione pomeridiana e serale; da Emilio Carelli, a Lamberto Sposini, passando per Cesara Buonamici e Cristina Parodi. In un quarto di secolo tre sono stati i direttori: Enrico Mentana fino al 2004, Carlo Rossella fino al 2007 e attualmente Clemente Mimun.
La sera del 13 gennaio 1992, ricorda ironicamente Mimun, qualcosa andò storto e il conduttore e direttore di allora Mentana già pensava fosse un presagio negativo: le cassette contenenti i servizi da mandare in onda erano guaste, ma dopo quell’iniziale spiacevole inconveniente, grazie al sangue freddo del conduttore, il telegiornale ha preso il via registrando addirittura dei numeri migliori della grande concorrenza, ossia il Tg1 della Rai. Sabato 14 gennaio 2017 per celebrare questo compleanno, in seconda serata su Canale 5 Paolo Bonolis condurrà uno speciale in cui interverranno Mimun, Mentana e Rossella per ricordare insieme il primo quarto di secolo di informazione raccontata dal Tg5. Abbiamo contattato telefonicamente Emilio Carelli, che ha partecipato alla fondazione come vicedirettore e conduttore dell’edizione delle 13.
Com’è nato il Tg5?
Semplicemente dalla necessità di applicare la Legge Mammì approvata nel 1990 per cui diventava obbligatorio avere un telegiornale. Canale 5 non ce l’aveva ed era un impegno importante. Mediaset chiamò Enrico Mentana dalla Rai e il 13 gennaio del 1992 andò in onda il primo appuntamento.
Quali sono i punti di forza?
In quel momento era un telegiornale diverso da quelli esistenti, quindi delle prime tre Reti (Tg1, Tg2 e Tg3, ndr). Proprio la diversità è stato il suo punto di forza, nonché motivo di grande successo. Nei tg della Rai si parlava principalmente di politica. Più di metà del tempo era dedicato a questo tema e la gente, spesso, si annoiava. Noi, invece, abbiamo proposto una ricetta rivoluzionaria. Parlare di politica per avvenimenti importanti, certo, ma puntare sulla cronaca. Al giorno d’oggi sembra normale, invece allora appariva una scelta strana a tutti.
Ai telespettatori è piaciuta questa idea…
Sì, e pensare che inizialmente alcuni ci dicevano “Fallirete dopo qualche mese”, “Avrete il 3 per cento di share”. E invece in poco tempo abbiamo superato anche gli ascolti dei tg Rai. Al pubblico è piaciuta la nostra libertà, visto che non eravamo agganciati politicamente e non avevamo obblighi.
E com’è cambiato il Tg5 nel corso degli anni?
In realtà la struttura è rimasta la stessa e addirittura è stata ripresa anche da tutti gli altri telegiornali, compresi quelli della Rai. Sono stati 25 anni di coerenza.
Il tuo ricordo personale più bello?
L’intervista a Priebke, il generale nazista che venne estradato in Italia (agente della Gestapo e capitano delle SS durante la seconda guerra mondiale, ndr). Chiamai a casa sua, mi rispose la moglie e le chiesi “C’è suo marito?”. Era accanto e lei e me lo passò subito. Improvvisai un’intervista in tedesco, lingua che fortunatamente conosco, e sicuramente è il ricordo più bello.
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