Enzo Salvi: “Viva il Natale ma che paura la befana!” [ESCLUSIVA]
L’attore, nel cast di “Un Natale al Sud” con Massimo Boldi, Anna Tatangelo, Biagio Izzo, Paolo Conticini e Paola Causo, racconta a Velvet Mag le feste natalizie di quando era bambino svelando una delle sue paure più grandi: quella di incontrare la befana di notte, nella sua cameretta, mentre gli lascia i dolciumi.
Il film di natale che lo vede tra i protagonisti, “Un Natale al Sud”, sta andando discretamente bene vista la quantità di “cinepanettoni” di quest’anno: 2.800.000 euro al momento e le feste non sono ancora finite. Mentre si appresta a festeggiare il 25 dicembre e l’anno che verrà, ricorda i tanti “natali” passati in famiglia da bambino: al pensiero, un largo sorriso gli illumina il volto.
Enzo, perchè sorridi? Cosa combinavi quando non avevi nemmeno dieci anni?
“Niente di terribile perchè a Natale, aspettando dolci e regali, ero più buono anch’io. Di poco, ma lo ero. Aspettavo il giorno di Natale perchè si mangiava tutti insieme e c’erano pure i cugini ma essenzialmente Babbo Natale non ha mai portato niente perché i regali me li portava la befana”.
Perchè?
“Era una tradizione di casa mia. Il giorno di natale si aspettavano i dolci e quello della befana i giochi quindi la parola “Natale” per me significa “Befana”. Quando avevo sei anni mia madre segnò per sempre la nostra infanzia con un gesto che rimase impresso come fuoco nella nostra memoria”.
Che fece di così terribile?
“Ci fece vedere a me e mio fratello….. la foto della befana, colei che ci avrebbe riempito di doni durante la notte. Nella mia testa prima me la immaginavo un po’ come cenerentola, bellissima e “supergnocca”. Invece vedemmo “’sta racchia” tutta gobba, tutta brutta, tutta rinseccolita col naso pieno di bitorzoli che arrivava dalla finestra con la scopa. Pussa via, pure alla finestra come i ladri arrivava. Ci venne una paura pazzesca e quel 5 gennaio del 1969 noi due “spavaldi” fratelli Salvi non riuscivamo a dormire per la paura di svegliarci e vedercela davanti trafficare in camera nostra al buio”.
Ma come, la dolce “nonnina” che sì, è bruttina, ma porta tante cose buone…
“‘Sti cavoli. Brutta è brutta, una cessa “babbiona”. Le avevamo preparato una sorta di “colazione” per tenercela buona ma la paura di vederla c’era lo stesso. Mio fratello suggerì di addormentarci con la testa sotto il cuscino così anche se aprivamo gli occhi c’era solo il buio e così facemmo. Corremmo il rischio di soffocare ma meglio la morte per soffocamento che d’infarto. Faceva un caldo là sotto”.
E poi che successe?
“La mattina dopo ci svegliammo e da sotto il cuscino cercammo di vedere se c’era la luce perché in quel caso voleva dire che era giorno e che la befana se n’era andata. Fortunatamente erano le nove, c’era la tazza che le avevamo lasciato senza il latte e anche i biscotti non c’erano più. Io e mio fratello ci siamo guardati, abbiamo detto “Meno male che se n’è annata” e siamo scoppiati a ridere. Da allora noi fratelli il 5 gennaio abbiamo sempre fatto questo rito: andare a letto con la testa sotto il cuscino e tirarla fuori solo se ci sembrava di vedere la luce del giorno”.
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