Parla Loris Gozi, il supertestimone del caso Roberta Ragusa che racconta, secondo la sua versione dei fatti, perché il corpo della madre di Gello non è stato trovato.
Il supertestimone del caso Roberta Ragusa, Loris Gozi, torna a parlare del caso Ragusa rivelando una nuova verità. Lo stesso Gozi aveva dichiarato di aver visto un uomo e una donna litigare la notte della scomparsa. Pochi giorni fa ha riferito qualcosa di incredibile (poi confermato ai carabinieri): “Ciao amici volevo darvi una notizia – scrive su Facebook – [..] sapete che io ho tante conoscenze 3 giorni prima del mio arresto una persona mi avrebbe fatto una confidenza: Roberta è stata cremata al cimitero di Pisa. Io speravo in un processo ordinario così potevo togliermi qualche altro sassolino dalle scarpe ma la difesa ha scelto il rito abbreviato, anch’io avrei voluto sentire il collaboratore della scuola guida per fargli due domande ma non posso farlo spero che il giudice accetti di ascoltarlo e che veramente si arrivi alla verità. Un grande abbraccio al mio avv.Antonio Cozza e al nucleo dei carabinieri che Dio vi benedica“.
Intanto gli avvocati della difesa sostengono che la Ragusa sarebbe, in realtà viva e vegeta: «Roberta è viva e forse si trova in Sicilia. Forse non sta bene e ha bisogno di aiuto» era il messaggio filtrato. Per i legali sarebbe questa la verità, fornita dalla zia Adriana poco prima di morire – peraltro già emerso fin dai primi giorni dell’inchiesta. Secondo quanto riportato dagli avvocati della difesa la zia interpellata all’epoca dei fatti avrebbe detto agli inquirenti che la nipote amava il caldo e avrebbe sempre desiderato andare in Sicilia, dove non era mai stata. Secondo i legali di Logli, dunque, Roberta Ragusa avrebbe abbandonato la famiglia dopo averlo premeditato, portando con sé 50 mila euro, somma lasciatale in eredità, ma della quale gli inquirenti hanno cercato invano un riscontro.
Intanto la Procura ha chiesto una condanna a 20 anni per il marito Antonio Logli, accusato di omicidio volontario e distruzione di cadavere. Secondo l’ipotesi formulata Antonio, una volta scoperto al telefono con l’amante Sara Calzolaio, avrebbe litigato con la moglie fino ad arrivare ad ucciderla. Il timore era il divorzio e la conseguente perdita, o la sostanziale riduzione, del patrimonio di famiglia. Il 21 dicembre è attesa la lettura della sentenza.
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