In queste ore in cui la complicata vita privata di Lapo Elkann torna a far notizia per via degli eccessi di New York che lo hanno portato a simulare di fronte alla sua famiglia di essere sotto sequestro, tornano d’attualità le parole da lui rilasciate qualche anno fa, nel 2013, al Fatto Quotidiano. Lapo Elkann in quella conversazione fa una rivelazione drammatica sulla sua vita personale. “È il momento di dire la verità – dichiara -: dai 13 anni, in collegio, ho vissuto cose brutte. Parlo di abusi sessuali. Voglio che questa storia serva a qualcuno. Sto pensando a una fondazione”. “Da quando ho compiuto 13 anni – continua Lapo – ho vissuto cose dolorose che poi mi hanno creato grosse difficoltà nella vita. Cose capitate a me e ad altri ragazzi. Parlo di abusi fisici, sessuali. Mi è accaduto, li ho subiti. Altre persone che hanno subito cose simili non sono riuscite ad affrontarle. Il mio migliore amico, in collegio con me per quasi 10 anni, ha vissuto quello che ho vissuto io e si è ammazzato un anno e mezzo fa“.
Per affrontare un trauma simile, ha spiegato il giovane Elkann “ho dovuto fare un enorme lavoro su me stesso, anche vedere cose che non avevo voglia di vedere. Non nasconderle più. Non nascondermi. Ho dovuto essere sincero con me stesso e con gli altri. Anche perché – aggiunge – quando si ammazza il tuo miglior amico ti metti in discussione. Ti fai delle domande. Avrei potuto fare qualcosa? Stargli più vicino? Me lo sono chiesto anche quando è morto mio zio Edoardo”. Un’altra perdita dolorosa nella vita del manager Agnelli, che ha ricordato con parole toccanti i suoi familiari che non ci sono più. E in particolare proprio Edoardo, figlio dell’Avvocato. “A mio zio penso molto spesso. Mi manca. Mi mancano anche tutti gli altri: mio nonno, Giovannino, Umberto, mio cugino Filippo, che se ne è appena andato. Tutti. Però Edoardo era una persona speciale. Atipica. Che ha vissuto una vita estremamente travagliata. Certe cose dure che ha vissuto, oggi le capisco ancora meglio di ieri. E ho sempre un gran dolore nel pensare che si sarebbe potuto fare di più”.
E il mito del nonno, l’Avvocato? A un certo punto – racconta – “ho capito che il nonno era il nonno e io sono io. Oggi non ho più nessuna voglia di essere come lui, il che non vuol dire che non lo rispetti. Però io sono diverso“. Quanto alla politica, Elkann non nasconde di aver votato, nel lontano 1994, il nuovo che avanzava, Silvio Berlusconi. Poi però – spiega – “molto di quel che era stato promesso non è stato fatto, e io non l’ho votato più. Come imprenditore e italiano il mio scopo non è dimenticarmi delle tasse. Guadagno e sono contento di pagarle”. Detto questo, “Berlusconi non mi sta affatto sulle palle”, pur non essendo “un mio amico […]. Non partecipo al tiro al bersaglio. Qui da sempre prima si fa un applauso, poi si prepara il plotone di esecuzione. Troppo comodo”. Sull’attuale premier, infine, dichiara: “Non ho mai parlato male di Renzi. Mi pare uno che si comporta nello stesso modo che abbia davanti un cameriere o il presidente della Repubblica. Un atteggiamento che mi piace. Troppo facile giocare a fare il duro con chi lavora per te, meno semplice farlo con chi ha più capacità, intelligenza o palle di te”.
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