Affetta da una patologia simile all’Alzheimer, l’attrice è da 15 anni che si è ritirata a vita privata. Ora si troverebbe in una struttura specializzata in Svizzera ma sulle notizie che la riguardano ci sarebbe il massimo riserbo.
Voce roca, capelli biondi, lineamenti irregolari, bocca carnosa e qualche efelide sul naso sbarazzino, Monica Vitti disse di sé di aver avuto il merito di permettere alle “bruttine di fare carriera”, quasi come se non si rendesse conto della bellezza che si portava addosso ogni giorno. Oltre alla bellezza aveva un grande talento: scegliere alla perfezione le parti per sé e nel corso della sua lunga carriera ha vinto molti premi prestigiosi, tra cui 5 David di Donatello come migliore attrice protagonista (più altri quattro riconoscimenti speciali), 3 Nastri d’Argento, 12 Golden Globe (di cui due alla carriera) ed un Ciak d’oro alla carriera, un Leone d’oro alla carriera Venezia, un Orso d’argento alla Berlinale, una Cocha de Plata a San Sebastián e una candidatura al premio BAFTA. Tanto per gradire.
Poi, all’improvviso, i primi segni del decadimento, una malattia sconosciuta simile all’Alzheimer, il diradarsi degli impegni pubblici fino alla decisa volontà espressa di estraniarsi per non vivere la sua disgrazia sotto gli occhi curiosi della gente. Dal 2000 la Vitti è scomparsa, non si mostra più, è sparita dalle scene. A starle vicino, il marito Roberto Russo, fotografo di scena, che ora ne parla timidamente come “un’artista in cammino dall’inizio della sua carriera”, che “non si è mai fermata”, e pochi amici intimi, insieme alla famiglia che non l’ha mai lasciata.
Un colpo duro per i suoi sostenitori che l’hanno vista eclissarsi senza spegnersi, anche se il suo ricordo continuerà a far ridere, piangere e parlare, come quello di tutte le grandi star che hanno fatto un’epoca, prima di lasciar posto al futuro.
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