Lo ha detto martedì 1 marzo 2016 il gip del tribunale di Monza, spiegando che la causa intentata da Enzo Iacopino, presidente dell’ordine nazionale, non può essere accolta.
Il giudice ha accolto oggi le richieste del pubblico ministero, che voleva l’archiviazione, per “tutela dei diritti fondamentali, quali quello di libertà di manifestazione del pensiero”, specificando come il programma della D’Urso si possa inquadrare nella categoria dell’infotainment, anche perché una redazione ne cura la realizzazione. In un’intervento su facebook, che Iacopino aveva intitolato “soubrette e informazione” la denuncia rivolta alla conduttrice di Domenica live e Pomeriggio cinque, in cui sosteneva che lei compie “sistematicamente un’attività (l’intervista) individuata come specifica della professione giornalistica”. Oggi la decisione contraria.
“Esaminati i fatti, a seguito della ‘generica ed esplorativa denuncia che pretendeva di inibire l’attività professionale di Barbara D’Urso nel programma Domenica Live in quanto non iscritta all’Ordine dei Giornalisti, il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero, Walter Mapelli, in ragione della tutela dei diritti fondamentali, quali quello di libertà di manifestazione del pensiero – comunica Mediaset – In particolare, il gip Giovanni Gerosa ha chiarito che la tipologia del programma di Barbara d’ Urso è inquadrabile nell’infotainment, attività nella quale la conduttrice è peraltro coadiuvata da una redazione di giornalisti professionisti”.
Inoltre Mediaset ribadisce che la decisione, presa con il provvedimento definitivo il 24 febbraio: segnala il rilevante precedente giuridico che costituisce un punto fermo nel diritto della libera manifestazione del pensiero.
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