
Anche i Re piangono. Anche Re Giorgio, Giorgio Armani, uomo italiano famoso in tutto il mondo per la sua moda e lo splendore di ogni sua creazione, piange. Anche adesso che ha 80 anni e ogni tassello è ormai al posto giusto. Piange spesso, Armani, e lui stesso lo confessa in un’intervista realizzata per GQ America, numero di giugno. Sente tanto la mancanza del fratello e di Sergio Galeotti, il suo compagno storico (scomparso circa trent’anni fa), che “se mi vedesse ora sarebbe pazzo di gioia, per me“. E’ fiero di tutto ciò che ha realizzato, Re Giorgio, non si pente delle tante rinunce fatte nel nome dell’ambizione “bruciante” (“sentivo che avrei potuto essere più di uno stilista: un regista, del gusto e dello stile di vita. Spesso ho dovuto sacrificare le relazioni per l’impegno totalizzante nel mio lavoro, e alla fine non ho rimpianti, ho fatto quello che volevo“) ma confessa che avrebbe voluto dei figli. Tanto.
E Sergio. Sergio che se ne sta lì, nel suo cuore e nei suoi ricordi. Giorgio vorrebbe convincersi che lo rivedrà in un’altra vita, spiega, ma “non posso… Devo essere pragmatico“. Quando viaggia porta con sé la sua foto e sa che “qualcosa di noi rimane. Il suo spirito c’è ancora. Ne sono certo, c’è: lo vedo dappertutto, e sono certo che lui veda me. E spero che sappia tutto quello che ho fatto. In quale forma lui esista però, questo non posso saperlo“.
Sergio e Giorgio si sono conosciuti nel ’66 e subito l’uno è diventato fondamentale per l’altro. In tutti i sensi e in tutti i campi. Insieme hanno fondato nel 1975 la Armani Spa. Insieme hanno cominciato a costruire l’impero. Quando Sergio è morto, stroncato da una leucemia, Giorgio ha pensato di mollare ogni cosa. Poi invece è andato avanti: “realizzai – disse nel 2000 in un’intervista a Repubblica – che abbandonare avrebbe significato rinunciare a tutte le speranze che Sergio aveva messo nel nostro lavoro. Mi feci forza. Riuscii in qualche modo a tirare avanti, facendomi forte di questo momento“.