Monica Leofreddi, incubo finito: il suo stalker condannato ad un anno e mezzo
L’incubo di Monica Leofreddi è finito. Il suo stalker – che risponde al nome di Goffredo Imperiali di Francavilla (cinquantenne nobile dell’aristocrazia napoletana e residente in quel di Terracina) è stato condannato ad un anno e sei mesi di reclusione e al pagamento di un risarcimento danni pari a ventimila euro. Secondo quanto riporta La Repubblica, la Leofreddi ha accolto con le lacrime questa sentenza: “Spero che questa decisione sia l’inizio della fine di una vicenda drammatica“. E’ stato lo stesso Imperiali ad ammettere la sua colpevolezza e a riconoscere come molestie i suoi comportamenti. Ha parlato di un amore cosmico nei confronti della presentatrice. Un vero e proprio fan accanito. O forse qualcosa di più. Letteralmente ossessionato.
Goffredo si è addirittura presentato a casa dei genitori di Monica fingendosi un commercialista per acquisire i suoi dati bancari. Ha chiesto a tutti i suoi conoscenti maggiori informazioni sulla vita privata e – incredibile ma vero – ha domandato il riconoscimento di paternità dei figli – Riccardo (cinque anni) e Beatrice (uno e mezzo) – al Tribunale dei Minori. L’uomo però ci ha tenuto a precisare di non aver chiesto solo l’affidamento: “Volevo che avessero un riferimento positivo per gli anni a venire. E ammetto anche di esser passato davanti alla casa dei genitori di Monica perché la stazione dei carabinieri alla quale consegnavo della documentazione si trovava in zona, poco distante”. Un incubo durato ben quattro anni: “E’ come uno squalo che mi gira intorno. Mi perseguita in modo molto lucido, la sua è una presenza costante”.
Monica ha dovuto anche cambiare abitazione per proteggere i suoi figli. Inizialmente però i giudici non sembravano essere dalla sua parte: “Ricordo quando sono stata convocata dal giudice minorile che mi chiese perché non facevo vedere mio figlio al presunto padre: mi sembrava che la giustizia tutelasse più le follie di uno stalker e ignorasse, invece, le mie ripetute denunce”. Invece tutto è bene quel che finisce bene.
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