“Se non ci fosse stata quella partita sarei diventato un rapinatore o uno scippatore, comunque un delinquente. Molte persone che conosco sono state arruolate dai clan. Quella partita e il mio talento mi hanno portato via dalla prospettiva di una vita di merda“: parole pronunciate da Antonio Cassano a proposito dell’incontro che gli cambiò l’esistenza. Era il 18 dicembre del 1999, Bari-Inter, lui aveva 17 anni e indossava la maglia della città in cui è nato, anche se l’altra squadra era la sua preferita. “Ho calciato in porta con la benda agli occhi… Dove andava, andava la palla…“: raccontava ai microfoni in sala stampa, sorridendo. Intimidito. Poi gli hanno chiesto quale fosse il suo obiettivo: “Continuare così, facendo bene“. Beh, è stato di parola.
Da allora, in effetti, la sua carriera calcistica ha preso il volo. Non siamo tanti sicuri, però, che se non ci fosse stata quella partita lui sarebbe diventato un criminale. Perché ce ne sarebbe stata un’altra. Perché la stoffa del campione non può essere ignorata, così come le passioni e i doni di natura. E allora eccolo, il giovanissimo Cassano, alle prese col miracolo e con le prime luci dei riflettori…
ps: Immaginava, Cassano, che dopo neanche dieci anni avrebbe incontrato la donna della sua vita? E lei, Carolina Marcialis, immaginava che il ribelle fuoriclasse sarebbe diventato padre dei suoi figli?