David Beckham ha firmato il primo contratto col Manchester United che aveva appena quattordici anni. Da allora ha costruito una carriera incredibile, giocando anche per il Real Madrid, il Milan e il Los Angeles Galaxy. Con la maglia dell’Inghilterra ha collezionato 115 presenze; in tutto ha vinto 6 Premier League, 2 Coppe d’Inghilterra, una Champions League e una Coppa Intercontinentale. Adesso, giunto a trentotto primavera, si ritira: “Penso che sia il momento giusto di dire basta alla mia carriera, giocando ai livelli più alti. Se qualcuno mi avesse detto da bambino che avrei giocato e vinto con la squadra della mia infanzia, Manchester United, che sarei stato il capitano della mia nazionale e che ne avrei indossato la maglia per più di un centinaio di volte, avrei detto che era solo un sogno. Sono fortunato ad averlo realizzato“. Così sia.
In ogni caso, David è unico. Non solo un nome, ma un simbolo. Un marchio, un’entità (e una macchina per fare soldi, diciamolo). Per Gary Neville, suo compagno nel Manchester United, è il “calciatore inglese più importante degli ultimi vent’anni“, e sono in tanti a pensarla allo stesso modo. Un guerriero, tanto forte da permettersi il lusso di mostrare al mondo le sue emozioni più profonde. E piangere in campo.
DAVID BECKHAM PIANGE IN CAMPO: LE FOTO
Ieri Beckham ha giocato l’ultima partita con il Paris Saint Germain, al Parco dei Principi di Parigi, contro il Brest. Risultato: 3 a 1. Il Paris Saint Germain ha festeggiato la vittoria del Campionato, diventata sicura qualche giorno fa. Beckham è uscito dal campo a sette minuti dalla fine e si è commosso. Ha abbracciato in compagni di squadra (molti dei quali si erano tinti i capelli di rosso, blu e bianco per omaggiarlo) e poi l’allenatore Carlo Ancelotti. In tribuna, ad applaudirlo, c’erano sua moglie Victoria con i figli e l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy.
Il Paris Saint Germain scenderà di nuovo in campo contro il 26 maggio prossimo per fronteggiare il Larient, ma David lui non ci sarà. E quindi ecco le lacrime. Tante, evidenti, di gioia ma anche tristezza. O meglio: nostalgia, già si fa sentire. Ha avvolto nel drappo rosso e blu del Psg intorno alle spalle, in campo sono arrivati tre dei quattro figli, per stringersi intorno a questo papà così bello e così forte. E poi il giro d’onore con la bandiera dell’Union Jack annodata al collo, e i tifosi in delirio. E finalmente il sorriso. I sorrisi. Tanti.
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