
Poco fa Francesco Facchinetti ha pubblicato uno sfogo, raggiungendo ogni angolo del web tramite Facebook e Twitter: “Mi dicevano che non sapevo cantare e ho venduto 1200000 copie con un singolo e preso 2 dischi di platino con 3 cd stampati. Mi dicevano che non sapevo fare TiVù e ho fatto il programma più figo degli ultimi 10 anni e vinto tutti i premi che si potevano vincere“. Un esordio che sprizza simpatia da tutti i pori, non c’è che dire. Ma andiamo avanti: “Mi dicevano che la radio non era il mio posto e ho portato a casa più trofei degli scudetti del Real“. Evviva l’autostima.
Ma perché ha tenuto a sottolineare e ricordare le sue imprese mirabolanti? Per dare un consiglio a chi lo segue: “Fregatevene dei pregiudizi. La gente mormora, tu falla tacere praticando l’allegria“. Ora. Non si vuole, qui, indagare sui “mormorii” a cui si riferisce Francesco. Però la decisione di snocciolare tutti i suoi successi fa pensare, e molto. Cosa si nasconde, dietro? E perché, accanto a questi successi, il buon Francesco non ha elencato i fallimenti? Avrà anche “fatto il programma più figo degli ultimi 10 anni” (sono punti di vista), ma dal 2010 a oggi ha inanellato ben cinque flop: Il più grande (italiano di tutti i tempi), Ciak, si canta, 101 modi di perdere un game show, Star Academy e il recente Rai Boh, chiuso dopo una sola puntata.
Altra domanda: se non fosse stato un figlio dei Pooh, avrebbe cantato? Avrebbe avuto tutte queste chance nonostante le ripetute cadute? E come mai, da quando Simona Ventura ha tolto la sua ala protettrice, non c’è verso di rimettersi in pista? A proposito della Ventura: “Abbiamo avuto scontri duri – ha raccontato qualche tempo fa al settimanale Chi – ma è venuto da me a dire che, dopo la sua rapida ascesa, aveva anche perso la testa e questo può capitare a un ragazzo che ha fatto tante cose in pochi anni. Mi auguro che abbia voglia di ricominciare da zero, quando cadi ti devi rialzare“. A giudicare dalle parole di oggi, non pare che Facchinetti abbia voglia ricominciare da zero, magari dopo un bell’esame di coscienza. Anzi, sembra convinto di ben altro. Ma come si dice? “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum“. E il dubbio resta irrisolto: cosa brucia, al buon Francesco?
Foto by Kikapress