Non un rehab, non una clinica privata e specializzata. Ma un ospedale. E’ in un ospedale che hanno portato Sara Tommasi, questa sera. L’annuncio del ricovero è apparso poco fa sulla sua pagina Facebook ufficiale, scritto da Gabriella Sassone, giornalista e sua cara amica. Sara ha deciso di farsi aiutare, ma lì dentro “non è certo entrata con le sue gambe“. Del resto non ne avrebbe avuto neanche la forza. “Da mesi – si legge nella suddetta nota – cercavamo di convincerla che così non poteva più andare avanti. Non mangiava più e si era ridotta pelle e ossa, non voleva più uscire di casa vinta da una forte depressione… Eppure c’era ancora chi ha cercato di usarla fino all’ultimo per fare soldi o farsi pubblicità“. L’abbiamo detto anche noi, più volte. Il vero problema di questa ragazza è sempre stato la gente di cui si è circondata. Ai nostri occhi, tutto il resto è una conseguenza: la droga, i colpi di testa, la sovraesposizione, le scelte – private e professionali – sbagliate.
Certo, non è la prima volta che la Tommasi prova a uscirne fuori. Però pare che questa sera si sia trattato di qualcosa di diverso. Sembra quasi la tappa finale di un percorso compiuto a livello inconscio. Sì, ci piace pensare che abbia infine e davvero preso consapevolezza della sua situazione e scelto di risalire. E se da una parte, finora, anche la sua famiglia è stata condannata (“dov’è sua madre, dov’è suo padre? ma che fanno, stanno a guardare?“), dall’altra sarebbe opportuno capire che, quando si arriva così giù, gli altri diventano impotenti. Si deve aprire una strada, da qualche parte. Nel cuore, nell’anima, nella testa. Da qualche parte.
Alzi la mano chi non s’è mai fatto una risata – o almeno una risatina – parlando della Tommasi. Come quella volta in cui disse che le scioglievano la droga nel bicchiere al supermercato, o quella in cui raccontò di essere guidata dalla voce degli alieni. Forse, fino a un certo punto, ci ha un po’ marciato. Forse. Di certo, poi la situazione le è sfuggita di mano. Adesso deve lottare con qualcosa che sembra molto, molto più grande di lei. Speriamo che non scappi un’altra volta, dall’ospedale e dalla sua stessa vita.