Una volta erano così: Matteo Renzi
Ma chi è questo diciannovenne con gli occhiali spessi e il folto ciuffo, che compra una vocale e si porta a casa 48 milioni (di lire, correva l’anno 1994), oltre ai bacini di una Paola Barale al netto di ogni ritocchino? Ebbene sì, è lui. Proprio lui: Matteo Renzi. Quello del camper. Quello che viene indicato come il Salvatore della Patria da una buona fetta di italiani e come l’ennesimo bluff politico da una parte altrettanto abbondante dell’elettorato. Quello che sta a sinistra, giura fedeltà e intanto fa il ribelle (e manda messaggi neanche troppi subliminali a destra). Quello che, con aria indifferente, si sta trasformando in un campione della comunicazione strategica. Ma paga pegno, perché al contempo è diventato il bersaglio preferito fra i campioni delle parodie online. Poco più che maggiorenne, dunque, il buon Matteo decise di andare a girare la Ruota della Fortuna…
E la girò bene, non c’è che dire. Già allora si intuivano le sue potenzialità. Cosa ci fece con il bottino? Non è dato saperlo: di certo, di lì a poco cominciò la sua gavetta in politica. Dietro quell’aria da bravo ragazzo, talmente bravo da sfiorare i limiti del noioso, c’erano già ambizioni imprevedibili. “Lui è toscano, conosce l’italiano e quindi non sbaglia”, disse un Mike Bongiorno ammirato. Ma lo conosce davvero l’italiano, il Rottamatore del Pd? L’italiano, cioè quel mammifero capace di sviluppare comportamenti complessi e inattesi come – per dirne un paio – la voglia di lavorare, mettere insieme il pranzo con la cena (possibilmente spaghetti), e svuotare il portafoglio anche per ragioni che esulino dal pagamento delle tasse? Speriamo…
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