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Rita Dalla Chiesa: ” Riina ai domiciliari? Mio padre una morte dignitosa non l’ha avuta”

Rita Dalla chiesa polemizza l’apertura da parte della Corte di Cassazione su un possibile differimento della pena per Totò Riina per concedere al boss una morte dignitosa.

La possibile scelta da parte della Corte di Cassazione di concedere a Totò Riina ai domiciliare per assicurargli una morte dignitosa ha creato moltissime polemiche, soprattutto tra chi ha perso gli affetti più cari per mano della mafia e dello stesso Riina. Rita Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che è stato ucciso da Cosa Nostra a Palermo è una di queste persone. Rita dopo aver appreso la notizia, sul differimento della pena per Totò Riina perché gravemente malato, si è liberata rilasciando una dichiarazione al Tg4.

Penso che mio padre una morte dignitosa non l’ha avuta, l’hanno ammazzato lasciando lui, la moglie e Domenico Russo in macchina senza neanche un lenzuolo per coprirli. Quindi di dignitoso, purtroppo, nella morte di mio padre non c’è stato niente.”, questo è stato lo sfogo di della chiesa che poi ha voluto aggiungere utilizzando parole amare la decisione della Corte di Cassazione, è evidente che per Rita questa è una forte delusione nei confronti della giustizia, la stessa per la quale lei per prima ha sempre nutrito una grande fiducia. Come dimostra quanto Rita dalla Chiesa sta insegnando al nipote: “Sto insegnando a mio nipote ad avere fiducia nella giustizia e nella legalità, lo porto sempre in mezzo ai carabinieri. Portandolo in mezzo ai carabinieri faccio quello che avrebbe fatto mio padre. Per quanto riguarda invece la fiducia nella giustizia, forse sto sbagliando tutto, sto sbagliando tutto.”

La conduttrice continua: “Purtroppo l’esperienza del passato ha lasciato il segno: ne abbiamo avute troppe di perizie di comodo per non sapere come si riesca a restare anni e anni agli arresti domiciliari. Anche la Cassazione, però, poteva inserire una parentesi possibilista sul genere di ‘se davvero queste sono le condizioni del detenuto’. Come se non fossimo stati presi in giro più volte”. Nando dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto, che è docente di Sociologia della Criminalità Organizzata all’Università degli Studi di Milano, dove dirige anche l’Osservatorio sulla criminalità organizzata, invece, ricordando come esistano in Italia e nel mondo diversi casi di malati che in seguito si riprendono all’improvviso: “Se si tratta di prendere uno e portarlo a casa perché sta morendo, va bene, ma siccome ci sono malati che improvvisamente si riprendono, ciechi che improvvisamente ci vedono, moribondi che danno ordini. Non sono per il no di principio ma occorrono fior di perizie per decidere se effettivamente qualcuno stia davvero morendo e, di conseguenza, mandarlo a casa”.Sarà’ forse questo il caso di Totò Riina?

Photo Credits Facebook

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