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Hollywood

Fabrizio Corona: “Non esco più dalla cella, il carcere mi sta mangiando vivo”

C’è stato un tempo in cui fare gossip significava, spesso, parlare di Fabrizio Corona. Le cose sono cambiate radicalmente, Fabrizio è in carcere da quasi due anni. Ma noi continuiamo a scriverne, nella convinzione che sia giusto così. Ieri (30 ottobre) è stato intervistato, tramite lettera, nel corso del programma di Rai2 Virus-il contagio delle idee. E ha reso pubblica tutta la sua prostrazione sia fisica che emotiva: “Non sto più bene – scrive – sono crollato. All’inizio cercavo di fare ogni cosa possibile, ho aperto un portale per detenuti, un sito web delle carceri, portavo il vitto agli altri prigionieri ma ormai niente, niente di tutto ciò. Non esco più dalla cella, non vado all’ora d’aria da 3 mesi, nemmeno più in palestra, sono molto dimagrito, la rabbia è diventata dolore, la voglia di fare è diventata riflessione, la voglia di combattere è diventata ricerca di giustizia“.

Non credeva di rischiare davvero il carcere, è stato superficiale anche in questo e lo ammette. Spiegando i motivi: “Ho sempre agito con la convinzione di non fare alcun reato“. Invece è successo, l’hanno messo dietro le sbarre: “Malgrado ciò – continua – per un anno e mezzo, sono andato avanti, rispettando tutte le regole durissime di quest’istituto, convinto di poter accedere presto, secondo la legge, ai benefici carcerari. Quando, invece, è stata rigettata la mia istanza per l’affidamento terapeutico sono caduto in un malessere da cui non riesco a riprendermi. Il carcere mi sta mangiando vivo“.

Ha deciso di fare un passo estremo, cioè chiedere lui stesso la grazia al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, anche se la media di risposte positive non arriva al 2 per cento del totale. Fabrizio ci proverà ugualmente, “solo per rivedere mio figlio“. Non vuole sfuggire alla sua pena, lo sottolinea con decisione: “non voglio farla franca, io voglio scontare e pagare la mia condanna“. Chiede però aiuto per superare “quel tecnicismo giuridico della mia condanna di Torino, quella di Trezeguet, che essendo qualificata come estorsione aggravata, impedisce al tribunale di sorveglianza di potermi concedere, come già hanno richiesto gli operatori sanitari del mio carcere, l’affidamento terapeutico e poter così proseguire quel percorso di cura e di grande evoluzione di cui oggi ho fortemente bisogno“. Sarà ascoltato?

Foto by Facebook

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