Jannah Theme License is not validated, Go to the theme options page to validate the license, You need a single license for each domain name.
Cose da VipIndiscrezioni & Social

Pagati per “cinguettare”. Vip e Twitter un matrimonio conveniente?

Migliaia di dollari per appena 140 caratteri. Proprio così. Minimo sforzo, massima resa. I vip fanno soldi usando Twitter. Ormai negli Stati Uniti sembra essere un must. Ma attenzione, perché questa sorta di business non è per chiunque. Non tutti possono “cinguettare” e intascare denaro sonante. Ci sono dei parametri da rispettare: essere famosi, avere centinaia o migliaia di followers e, soprattutto, avere un prodotto da sponsorizzare.

Succede così che grandi nomi del mondo dello spettacolo cominciano a inviare tweet piuttosto sibillini, che – stranamente – rimandano o citano marchi di vario genere. Se ne parla da un po’, ormai. Tempo fa il Daily Mail ha pubblicato un articolo dal titolo: “Tweeting for money” (“Cinguettare per soldi”). Al suo interno si legge del rapper Snoop Dogg che promuove una casa automobilistica o della star televisiva Khloe Kardashian che discute sulla marca di jeans capace di valorizzare le sue curve mozzafiato. E se fin qui la cosa può sembrare normale, lo diventa un po’ meno se si considera che, a quanto pare, queste celebrità arrivano ad incassare anche 10mila dollari per il loro post da 140 caratteri. Una follia, che però a ben guardare costa molto meno di una campagna pubblicitaria.

Circolano addirittura dei listini che rendono bene l’idea di quanto il vip di turno guadagni sponsorizzando un determinato prodotto via Twitter. La più costosa? È Kim Kardashian, per lei 10mila dollari a tweet. Scendendo si incontra l’attore Charlie Sheen, 9.500 dollari a tweet. Ancora più in basso l’attrice Lindsay Lohan, 3.500 dollari a tweet e Mike Tyson (3.200 dollari a tweet).

Ma la pubblicità occulta non si può fare, neppure “cinguettando”. Così sono presto divampate accuse e polemiche. Capiamoci, manifestare i propri gusti, le proprie preferenze è lecito, ma non se si è pagati dal prodotto pubblicizzato. I consumatori devono saper e poter riconoscere uno spot pubblicitario, che deve differenziarsi da un’opinione.

Negli Stati Uniti la Federal Trade Commission ha alzato le antenne e ha cominciato a multare i vip “indisciplinati” e a minacciare conseguenze legali. E in Italia che succede? Questo trend si sta diffondendo anche nel nostro Paese? Difficile rispondere, ma il dubbio è lecito. Tanto più che nel maggio di un anno fa, proprio su Twitter, Selvaggia Lucarelli ha scritto: “Dietro l’addio di certi Vip su twitter (F &co), c’è un fatto banale: twitter li ha pagati per lanciare tw e poi non ha rinnovato il contratto”.

Foto by Kikapress.com

Pulsante per tornare all'inizio