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Hollywood

Raoul Bova: “E’ vero, abbraccio gli alberi”

Che bel tipo, Raoul Bova. Bello da un punto di vista fisico, certo. E più passano gli anni, più migliora. Ma la sua bellezza deriva principalmente da quel mix di cuore, riservatezza, umiltà e tenacia che da sempre lo caratterizza. Bova non ha mai fatto il divo, ha sempre cercato di migliorarsi scegliendo il low profile, si porta in giro un viso perfetto e un fisico scolpito come fossero la cosa più comune del mondo. Cioè senza farlo “pesare” agli altri e senza camparci sopra. Quando non lavora, Raoul si dedica alla moglie e ai figli, ma anche a una serie di attività sociali che hanno come base principale la Fondazione Capitano Ultimo creata proprio insieme al noto carabiniere per aiutare i bambini di strada.

Silvia Toffanin ha incontrato Raoul davanti alle telecamere di Verissimo e l’intervista è andata in onda nella puntata di ieri. Lei lo ha accolto facendogli subito battutine sulla sua avvenenza e sull’ammirazione da parte del genere femminile, lui ha glissato con abilità: l’argomento non lo fa impazzire, questo è chiaro. Si è acceso, invece, nel parlare della seconda stagione della fiction Come un delfino, che Mediaset dovrebbe trasmettere a breve dopo una serie di rinvii. Una fiction che parla di ragazzi in difficoltà, di lotta alla mafia, di coraggio e bei sentimenti. Dal 14 marzo Bova sarà anche al cinema con Buongiorno papà, che invece è una commedia: interpreta un uomo 38enne la cui esistenza viene sconvolta dalla comparsa di una figlia… diciottenne.

Sia pur con fatica, la Toffanin è riuscita a farlo parlare un po’ di sé e della sua vita privata. La “malinconia congenita” che più di qualche giornalista gli ha attribuito? Sì, c’è, lui conferma. Ma “un po’ di malinconia – tiene a precisare – ce l’hanno tutti ed è anche una bella cosa” perché spesso deriva dal ricordo di cose e persone che hanno avuto grande importanza nella parabola personale di ognuno. “Non ne faccio un problema – ha aggiunto Bova – mi fa compagnia e mi piace, ogni tanto, star lì a pensare. Rilassarmi per conto mio“.

E’ vero che abbraccia gli alberi di ulivo? Sì, anche se “detta così…“. Allora lui l’ha spiegata meglio: “Avevo sentito dire che abbracciare gli alberi dà una sensazione di pace e benessere. A me piacciono molto gli ulivi, ne ho anche uno in giardino. Così, una mattina presto, sicuro che non mi vedesse nessuno, ho provato ad abbracciarlo. Ho chiuso gli occhi e, mentre gradualmente sentivo arrivare questa energia, ho realizzato che una signora mi guardava e diceva: ‘Questi attori so’ tutti strani‘”. In ogni caso, l’esperienza gli è piaciuta e da allora la ripete. Ecco.

Raoul è anche molto credente e considerava Giovanni Paolo II un secondo padre: “L’ho incontrato, mi ha dato una carezza, mi è rimasta dentro la sua forza“. Cosa pensa delle dimissioni di Benedetto XVI, allora? Se il predecessore ha scelto di portare la sua croce fino alla morte, nel caso di Ratzinger “la debolezza è stata anche la sua forza“, nel senso che “ha ammesso davanti a tutto il mondo di non farcela più e questo è stato un gesto di coraggio“. La più benevola delle interpretazioni, non c’è che dire. Bello e buono, Raoul…

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