Intervista a Povia: “Su Facebook niente bestemmie”
Povia divide gli animi, da sempre. O piace, oppure no: difficile che esista una via di mezzo. E’ finito più volte al centro delle polemiche per le sue canzoni, da Luca era gay a I bambini fanno “ooh…”, da Vorrei avere il becco a La verità, ispirato alla vicenda di Eluana Englaro. Eppure lui non si è mai lasciato turbare troppo, anzi: ha pure messo in piazza le sue debolezze, ha tirato fuori gli scheletri nell’armadio mettendoli in bella mostra, resta fedele a se stesso qualunque cosa accada. E i sostenitori, a conti fatti, sono più dei detrattori. Una conferma in più arriva dall’esperienza che Povia sta facendo a I Migliori Anni, nell’edizione attualmente in onda ispirata a un cult televisivo come Canzonissima e in onda ogni sabato sera su Raiuno: finora lui si è piazzato quasi sempre in cima alla classifica eppure non si prende meriti: “E’ perché canto brani d’amore, porto canzoni autorevoli, di conseguenza l’indice di gradimento sale. Inoltre scatta il fattore curiosità, perché faccio scelte che apparentemente non sono nelle mie corde e la gente si ferma ad ascoltarmi pensando: ‘Vediamo come la fa’. Piace vedere gli altri sotto esame…“.
Tu ti senti sotto esame davanti a quelle telecamere?
Ma no… Tutti noi ci ridiamo sopra, non ce ne frega proprio niente della classifica. Carlo Conti ha voluto aggiungere in questo modo un pizzico di pepe in più, ma nessuno di noi sente la competizione. Non è Sanremo, non è una gara.
Quando ti hanno proposto di partecipare a questo programma, il tuo è stato subito un “sì”?
Sì, prima di tutto perché Carlo fa sempre le cose per bene. E poi perché sto preparando un live cantautoriale, chitarra e voce, che porterò in teatro fra qualche mese. Abbiamo quindi trovato una sorta di compromesso artistico: nel programma interpreto esclusivamente brani scritti da cantautori.
Tu generi soltanto reazioni opposte e sembri sempre impermeabile agli attacchi: come fai?
E’ vero, o piaccio o mi danno contro in tutti i modi. Hanno mosso qualsiasi tipo di critica nei miei confronti, arrivando a fare assurde interpretazioni politiche dei miei testi: quando ho cantato Luca era gay ero di destra, con La verità mi hanno collocato a sinistra. Oppure hanno tirato in ballo metafore inesistenti. Beh, di certo non sono un personaggio che lascia gli altri indifferente (sorride, ndr)! Il fatto è che fino a quando canti l’amore, va tutto bene; se tratti tematiche sociali e ti esponi, allora cominciano le polemiche.
Ma davvero non ci resti male?
Sono una persona normale e canto le cose che penso veramente, rifiuto l’idea di arrotondare i concetti per mettere d’accordo tutti: non è ciò che mi interessa. Divido e creo stimoli? Mi sta bene. La musica, per come la concepisco io, deve anche veicolare dei messaggi importanti. Non concepisco questa collocazione politica a tutti i costi, ma tant’è…
Nel corso del programma hai anche presentato il tuo nuovo singolo Siamo italiani.
E’ un pezzo positivo nei confronti del nostro Paese. In un periodo in cui tutti ne parlano male, è una specie di voce fuori dal coro: il mio obiettivo è ricordare che comunque siamo un popolo pieno di qualità, abbiamo fatto tante cose importanti, segnato il corso della storia e sappiamo sempre rialzarci. Ma, anche in questo caso, qualcuno ha avuto da ridire accusandomi di essere populista nel senso peggiore del termine. L’hanno addirittura definita una canzone demagogica. Ma sai cosa ti dico? Se “populista” adesso significa voler comunicare con tutti, allora mi sta bene anche questa. Gli italiani sono persone buone, in gamba, piene di qualità. E io lo canto.
Sei soddisfatto di com’è andata finora la tua carriera?
Ce l’ho messa tutta e continuo a mettercela tutta. Anche se è impossibile non sbagliare in un mestiere basato sulla comunicazione come questo. Ce la sto mettendo tutta pure nella vita privata, soprattutto con le mie due figlie che adesso hanno otto e cinque anni.
Che tipo di padre sei?
… Non alliscio gli spigoli. Lascio che sbattano la testa, se questo deve succedere. Il mondo te li cambia, i figli; ma le fondamenta, se sono solide, resistono.
Sei geloso di loro?
Beh, non so come reagirò quando cresceranno e mi porteranno un maschio in casa… Sicuramente non mi piacerà (ride, ndr)!
Come marito, Povia è…
Faccio un mestiere che mi porta spesso fuori casa. Quindi come marito, ma anche come padre, quando non lavoro cerco di essere presente il più possibile. Facciamo cose normali: gioco con le bimbe, andiamo in pizzeria, ai giardini. Come una famiglia qualsiasi.
C’è qualcosa che non non rifaresti o che faresti, tornando indietro?
Tante cose le rifarei, magari meglio. Continuerei a giocare a pallone, me la cavavo bene. E continuerei la scuola. Anche se adesso sto pensando di studiare psicologia, è una materia che mi attira molto.
Hai una pagina Facebook molto seguita: te ne occupi personalmente?
Sì, la gestisco io. E comunico anche in privato con chi mi segue: in media rispondo a 500-600 messaggi al giorno. Lo faccio prima di andare a letto, non mi pesa affatto. Ormai li conosco tutti, anche per nome!
Cosa ti scrivono?
Un po’ di tutto: commentano argomenti che ho toccato con la mia musica o nella pagina stessa, mi chiedono dei concerti, dei miei progetti, mi raccontano qualche loro esperienza che s’inquadra sempre in questo tipo di dialogo. Alcuni invece tendono a piangersi addosso oppure a considerarmi una specie di confidente: in quel caso non rispondo, lo ammetto…
Un paio di giorni fa ti sei un po’ arrabbiato e hai scritto: “I post li metto perché piacciono a me. Alcuni possono non piacere, creare dibattiti e discussioni ma in modo almeno normale e non usando linguaggi con parolacce o bestemmie”.
Sì. Facebook lo usi per due motivi: o per comunicare, cercando anche una crescita culturale, oppure per conoscere gente e fare il cretino. A me interessa il primo, per cui non tollero le parolacce e le bestemmie scritte da chi non ha altri argomenti.
Facebook è anche un ottimo mezzo per promuovere se stessi, no?
Sì, promuovere non solo l’artista, però: anche l’uomo. Le due cose devono coincidere, altrimenti l’artista non va avanti. Devi avere un’attitudine in tal senso, sapendo che però non puoi mettere d’accordo tutti.
Sei direttore artistico della prima scuola per cantautori al Cmm di Grosseto: un’esperienza nuova, per te.
Sì, lo faccio solo per passione. La cosa più bella è che abbiamo iscritti di ogni età: la maggior parte ha fra i 30 e i 40 anni, ma ci sono anche persone più grandi. E realizziamo solo percorsi individuali, lavorando sia sullo strumento che sulle parole.
Qual è il tuo desiderio più grande?
Veder crescere le mia figlie e morire prima di loro: ti ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente…